Dopo una giornata passata a maledire la tecnologia (che sono solito dire ha risolto problemi che prima non avevo) per il "blocco" improvviso della piattaforma "blogger", ecco che ci troviamo al sabato mattina senza "Colazione con Hypertrader" (che tra l'altro si annunciava estremamente succoso con un grandissimo ritorno....ma sarà per la prossima settimana!) ma con un articolo tratto "pari-pari" dal mensile "greco", di lingua italiana, Eureka.
Dove trovare altri soldi?
Nonostante le previsioni catastrofiche, anche quest’anno la Grecia è sopravvissuta al 25 marzo, la festa dell’indipendenza, il giorno indicato da molti come l’Armageddon dell’economia, l’Apocalisse che avrebbe azzerato tutti i risparmi. A dire il vero, leggendo il verbale dell’ultima riunione del Consiglio Europeo, quella che doveva sancire il knockout tecnico dell’Ellade, non si riscontra quasi nulla di nuovo. Anzi, le raccomandazioni sono quelle di sempre: maggiore controllo della spesa pubblica, promozione della crescita e dell’innovazione, incentivi all’occupazione, convergenza fiscale e sostenibilità del sistema previdenziale. L’unica novità di rilievo, invece, è la creazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, un ente in grado di prestare fino 500 miliardi di euro agli Stati in difficoltà, che andrà progressivamente a sostituire il fondo EFSM, costituito l’anno scorso per salvare la Grecia e gli altri PIGS dal fallimento. Ritorno alla normalità: questa è l’indicazione che arriva dall’Europa, una normalità che sembra lontana anni luce dalla quotidianità greca. Negli ultimi dodici mesi il Parlamento ha approvato una mezza dozzina di manovre finanziarie, uno sforzo legislativo impressionante, una manna dal cielo per commercialisti e tributaristi. L’assetto amministrativo locale, inoltre, è stato rivoluzionato, le assunzioni nel settore pubblico sono state congelate e gli statali hanno subito una decurtazione media del 20% in busta paga.
Eppure, le notizie che continuano ad arrivare sul fronte dell’economia sono sempre le stesse: il Paese è in difficoltà, lo Stato non riesce a far fronte alle spese correnti, le entrate del primo bimestre 2011 sono basse e si rende necessaria da subito una manovra correttiva da 1,8 miliardi di euro. Chi sperava in uno slancio patriottico degli ellenici per salvare la nazione ha dovuto ricredersi. Se già prima della crisi in Grecia si pagavano poche tasse, oggi, a quasi un anno dalla firma del memorandum, se ne pagano ancora meno. Al contrario, con il tasso ufficiale di disoccupazione che ha ormai superato il 15%, la piaga del sommerso e dell’evasione si è estesa a macchia d’olio. In uno Stato dove il cuneo fiscale è il secondo più alto al mondo tra i Paesi industrializzati (41,7% per un nucleo familiare con due figli, cfr. OCSE “Taxing Wages 2010”), dove l’economia in nero, quella che FMI e OCSE definiscono eufemisticamente come non-observed economy, arriva al 30% del PIL, è assolutamente impensabile che solo i salariati e le poche multinazionali rimaste continuino a pagare il conto per tutti gli altri. Sono circa 30mila i contribuenti che dichiarano oltre 100mila euro di reddito annuo, solo lo 0,5% del totale. Il 90% dei liberi professionisti dichiara redditi inferiori a 30 mila euro. Un contribuente su due afferma di guadagnare meno di 12mila euro l’anno, che è appunto lo scaglione esentasse.
L’economia deve trovare un motivo e un modo per reinventarsi. Il modello “evadi, importa e consuma” non funziona più. I dati di Eurostat riguardanti la composizione del PIL sono agghiaccianti: gli investimenti sono crollati dal 21,9% del 2007 al 14,6% dell’anno scorso, mentre la spesa pubblica è arrivata a un minimo strutturale difficilmente migliorabile. Un minimo che purtroppo è ancora troppo alto rispetto alla reale capacità dello Stato di generare entrate. Sempre secondo Eurostat, il Pil pro-capite a prezzi correnti si ridurrà ulteriormente nel 2011, sotto la soglia psicologica dei 20mila euro, quando solo due anni fa si era spinto ben oltre i 21mila. L’anelito di giustizia ed equità fiscale del Pasok, sbandierato ai quattro venti prima delle elezioni, si è immediatamente scontrato con la realtà dei fatti. Per fare cassa e per farla subito il Governo ha dovuto colpire i ceti meno abbienti e i contribuenti più onesti, aumentando l’IVA per ben due volte, anche sui beni di prima necessità, riducendo la spesa sanitaria, imponendo l’assurda e populista tassa straordinaria sui redditi alti (che tutto è fuorché straordinaria), penalizzando ulteriormente quei pochi “ingenui” che ancora dichiarano tutto al fisco.
Al contrario, lì dove si doveva intervenire, sugli evasori, sui redditieri, sui professionisti dalle ville milionarie e dai redditi sotto la soglia di sopravvivenza, non è stato fatto nulla di concreto, al margine delle solite fanfaronate da conferenza stampa. Anzi, spaventato dalle prime defezioni imprenditoriali, il Governo si è affrettato ad abbracciare il modello irlandese, riducendo inizialmente l’imposta sugli utili societari al 20% e abbattendo, in seguito, parte delle ritenute sui dividendi.
Senza garantire, oltre alle “promozioni” fiscali, un ambiente economico stabile, equo e sicuro ai potenziali investitori.
Proprio quell’ambiente sereno che oggi manca alla Grecia. Il mese di aprile sarà caratterizzato da annunci importanti sulle privatizzazioni. Lo Stato deve raccogliere 50 miliardi di euro entro il 2015, per abbattere il debito, dice il Governo, ovvero per non farlo aumentare, commentano i maligni. I gioielli della Grecia non sono ancora stati calcolati, perché forse sono incalcolabili. Speriamo solo che le vendite riescano a valorizzare il grande potenziale inespresso di questo Paese.
Giacomo Carelli
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Spero che abbiate avuto la pazienza di leggere tutto l'articolo.
Con affetto, il vostro adorabile Promotore di Quartiere!
P.s.: la foto del post ci è stata gentilmente donata da un nostro affezionato lettore!
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