martedì, marzo 27, 2007

La disfida sul TFR.

Oggi il nostro promoter si lancia in una sfida all'illustre Prof. Beppe Scienza ed io la pubblico per amor di "informazione libera" e perchè ogni cosa concorre a capire meglio tutto ciò che ci circonda e non per puro "sensazionalismo" da quattro soldi...era doverosa questa precisazione.

Navigo sul web e mi imbatto in questo filmato “terroristico” di Beppe Scienza.

Il professore (autore dell'autorevole opuscolo “Risparmio Tradito”) si lancia in un attacco frontale contro tutto il risparmio gestito, per poi concludere che il TFR va lasciato in azienda perchè è l'unica soluzione per battere l'inflazione.

Ma, voi, sapete come funziona il TFR?

La quota TFR viene calcolata dividendo per 13,5 la retribuzione annuale del lavoratore (compresa tredicesima e quattordicesima). Questa somma viene rivalutata (per legge) dell' 1,50% + il 75% dell'aumento dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, accertato dall'ISTAT. Quindi, secondo il Professore, lasciando il TFR in ditta si batte l'inflazione. Ho capito bene?

Facciamo due conti.

Prendiamo l'indice ISTAT al febbraio 2007 che è 128,8, cioè l' 1,50% in più rispetto al febbraio 2006. Il 75% di questa variazione corrisponde a 1,125% che, sommato a 1,50% mi darà una rivalutazione del 2,625%. Giusto?

Quindi secondo il Professor Scienza con un rendimento del 2,625% il lavoratore sta come un “picchio”. Ma vorrei sapere se nel 2002 c'è stata una rivalutazione del 76,50% (stimando che i prezzi con l'euro sono raddoppiati, quindi +100%, se faccio il 75% di 100 e ci aggiungo 1,5 ottengo 76,50%), secondo me no.

Poi afferma che il TFR è garantito dall' INPS. Questo significa che se l'azienda nella quale lavoro fallisce e non ha più il becco di un quattrino l' INPS mi paga il TFR..... Ma con quali soldi? Non userà mica i soldi dei contributi degli altri lavoratori? Mi sa di sì.... e poi si dice che l'INPS ha una gestione “passiva”. Ma se tutti ci “inzuppano” le mani come fa ad essere in attivo?

Solo su una cosa sono d'accordo col Professore: aspettare a decidere, cioè decidere di lasciare il TFR in azienda e rimanere alla finestra per attendere offerte migliori.

Questo per dire che, a volte, se si facesse meno sensazionalismo e più servizio si vivrebbe in un mondo migliore.

Saluti.

Moretti
pf_risponde@hotmail.it

3 commenti:

  1. ma i soldi l'azienda li può utilizzare per investimenti?

    Se è così è un modo per finanziare l'industria italiana! Che poi nn tutte le industrie siano capaci è un altro paio di maniche!

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  2. se crolla l'inps, crolla l'italia, in quanto controlla tutto il sistema pensionistico. inoltre l'inps non mi chiede commissioni stratosferiche per gestire i soldi, come sembra stiano facendo molti fondi pensione. dove lavoro io il fondo pensione è gestito da padroni, sindacati. ma ti sembra possibile? e non lavoro mica per la pizza&fichi ma per una delle più grandi banche italiane. Riflettiamo su queste cose prima di sparare a zero.. ciao

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  3. A mio avviso andrebbe anche valutata la solvibilità dello Stato Italiano nel lungo termine, e quindi di conseguenza anche l'Inps potrebbe non essere la soluzione meno rischiosa rispetto alle altre disponibili. Non so cosa succederebbe all'inps in caso di default...

    Anche se sono a favore del tfr lasciato in azienda, c'è da considerare che la rivalutazione che viene fatta è pressochè ridicola perchè basata sull'inflazione Istat volutamente calmierata e indirizzata agli obbiettivi di stabilità di prezzi imposti dalla Banca Centrale.

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