lunedì, maggio 02, 2011

Delocalizzazione dei consumi

Buongiorno BLog's People!
Una delle domande che maggiormente ci hanno "assillato" negli ultimi mesi è:
"Ma come mai un sistema economico in piena crisi non si rispecchia in un crollo finanziario?".
Per maggiore precisione.... come mai gli USA, che versano in condizioni economiche "precarie" hanno indici finanziari in costante crescita?
La "question" potrebbe mandare fuori di testa perché, di primo acchito, non ha logica. Invece, amici miei, la logica c'è, ed è ferrea.
Per spiegare questa "discrepanza" doppiamo parlare della "delocalizzazione dei consumi". Lo "scibile" umano riconosce la "delocalizzazione produttiva", un fenomeno che ha portato, per esempio, l'Italia ad avere un sacco di "aziende commerciali"; un fenomeno dovuto, in primis, al costo del lavoro: conviene produrre dove la manodopera costa meno...parecchio meno.

Molte aziende stanno producendo non per il consumo del mercato “domestico” ma per il consumo “estero”, ad esempio il consumo nei cosiddetti “mercati emergenti”.

E’ un concetto semplice ma merita di essere spiegato con un esempio. Un paradosso.

L’azienda A, con sede in USA, produce penne. Poniamo che questa azienda sia anche l’unica azienda quotata al Dow Jones. Queste penne non vengono vendute nel mercato americano per svariati motivi (scarsa domanda o scarso interesse verso l’articolo) ma vengono, invece, consumate interamente nel mercato cinese. Quindi produzione americana e fatturato cinese.
Avremo un’azienda quotata nel Dow Jones, azienda che produce utile e che vede il prezzo delle sue azioni crescere costantemente (e con loro anche l’indice DJ) ma legata quasi completamente ad un mercato emergente. A questa azienda il fatto che i “consumi” in USA siano ridotti all’osso (economia ferma) non interessa. E non interessa neanche al Dow Jones che continuerà a crescere anche se l’economia americana non va.

Questo "fenomeno" ci porta a fare anche "errori" dell'allocazione del portafoglio.... molte volte investiamo in aziende americane credendo di investire in USA, mentre dovremmo dire, correttamente, che il nostro investimento è "in mercati emergenti".
Con affetto, il vostro adorabile Promotore di Quartiere!

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