Rieccoci di nuovo su queste pagine a discorrere di argomenti di tutti i giorni. Siamo un po' tutti uguali, come vediamo spuntare i primi soli la nostra mente vola alle ferie. Io, lo ammetto, sono un po' diverso... io quando sento i primi caldi penso che la gente comincia ad andare in ferie e quindi si abbassano gli incassi del negozio.
Lo stesso non succede al Bettega, mangia pane a tradimento, che da aprile comincia a rompermi le palle con le ferie di agosto.
Quest'anno si è fissato che le ferie le vuole organizzare via internet, tutto on line, dice lui, perchè così risparmia un botto e smette di far ingrassare il Lello, il proprietario dell'agenzia di viaggi qui accanto al negozio.
Subito dopo Pasqua arriva in negozio tutto raggiante:
"Ho prenotato un volo per Dublino a 99 centesimi!".
Rimango basito, per quella cifra la prima cosa che mi viene in mente è che lo affrancano e lo spediscono con la posta prioritaria. Gli rivelo i miei dubbi.
"Te sei indietro. Te staresti bene nel medioevo", mi dice.
"Te, Bettega, sai una sega come facevo le vacanze io....", gli rispondo e lì la mia mente si perde nei ricordi di quando andavo al mare da ragazzo.
Intanto c'erano le lire, e questo è già qualcosa. Da dove abitavo (e abito) io si poteva andare sia nell'Adriatico che nel Tirreno: la strada era lunga uguale e faceva schifo uguale. I preparativi per le ferie erano allucinanti: almeno due valigie di pelle marrone, quelle con le "cinghie" di sicurezza. Per chiuderle io e la mia sorella a sedere sopra per fare pressione. Siccome il viaggio era un mezzo pellegrinaggio c'era l'organizzazione delle vivande: thermos col caffè, per i grandi, e bottiglie d'acqua (di vetro) per noi ragazzi; fette di pane col pomodoro per la sosta di mezzogiorno.
Almeno un paio di buste con i giochi da spiaggia: le biglie (la mia preferita era quella gialla con Gimondi), palette, secchiello, rastrello e le formine.
Il 128 "begiolino" era stracarico. Davanti il babbo e la mamma, dietro io e mia sorella incastrati fra scatole, scatoline, buste e borse varie: a noi non servivano le cinture eravamo incastonati.
La tenuta da viaggio, la mia, era: camiciola (la maglietta con le spalline), bermuda e sandali.
Il viaggio una sofferenza assurda: finestrini completamente aperti e vortice d'aria ghiaccia che ti prendeva a scapaccioni per tutto il viaggio. Io avevo, per fortuna il taglio militare, alla mia sorella, che aveva i capelli lunghi, dopo il viaggio stavano 20 minuti a cercare di sfrenarle i capelli. Il viaggio era una sofferenza ma era talmente tanta la voglia di andare 15 giorni al mare che mi sarei sottoposto alle peggio torture.
Era bello. Sapevi quando partivi ma non avevi idea di quando arrivavi. Non c'erano i cellulari quindi se rimanevi imbottigliato in una coda chilometrica non potevi avvertire nessuno. E nessuno si preoccupava.
Arrivati a destinazione il babbo scaricava la macchina e la mamma prendeva il mitico gettone e telefonava ai nonni per avvertire che eravamo arrivati.
La casa del mare, in affitto, aveva l'odore della casa del mare: un odore completamente diverso dalla mia casa. Era buono. Era bello.
Poi cominciavano le vacanze. La mattina ti facevi quei 2/3 chilometri a piedi per arrivare in spiaggia. Facevi colazione presto, con il tazzone di caffèlatte con i biscotti, perchè dovevano passare tre ore prima di fare il bagno.
Nei 15 giorni di mare facevi tantissime amicizie estive, bambini con i quali condividevi un'esperienza stupenda e che non avresti rivisto mai più in vita tua. In quei 15 giorni trovavi sempre la bambina dei tuoi sogni. La bambina con la quale ti scambiavi innocenti bacini sulle guance all'ombra di una cabina. Poi c'era anche lo stronzo estivo. In genere il ragazzotto più grande (di poco) che cercava in tutti i modi di rovinarti l'estate. Ma tu, a quel tempo, avevi un'arma incredibile: bastava andare all'ombrellone dai suoi genitori e fare la spia. Ai miei tempi volavano ceffoni a due a due finché non diventavano dispari. Oggi ti regalano l'Ipod.
E' vero, sono un nostalgico dei mitici anni 70/80. Forse perché ero ingenuo, forse perché era bello credere che ci fosse qualcuno che ti proteggeva... non era importante che indossasse una tutina rossa e blù e si arrampicasse sui muri, bastava che fosse colui che chiamavi Babbo.
Oggi voglio fare una cosa diversa, non vi segnalerò articoli interessanti ma video che vale la pena vedere....a volte anche divertenti (spero).
"Te, Bettega, sai una sega come facevo le vacanze io....", gli rispondo e lì la mia mente si perde nei ricordi di quando andavo al mare da ragazzo.
Intanto c'erano le lire, e questo è già qualcosa. Da dove abitavo (e abito) io si poteva andare sia nell'Adriatico che nel Tirreno: la strada era lunga uguale e faceva schifo uguale. I preparativi per le ferie erano allucinanti: almeno due valigie di pelle marrone, quelle con le "cinghie" di sicurezza. Per chiuderle io e la mia sorella a sedere sopra per fare pressione. Siccome il viaggio era un mezzo pellegrinaggio c'era l'organizzazione delle vivande: thermos col caffè, per i grandi, e bottiglie d'acqua (di vetro) per noi ragazzi; fette di pane col pomodoro per la sosta di mezzogiorno.
Almeno un paio di buste con i giochi da spiaggia: le biglie (la mia preferita era quella gialla con Gimondi), palette, secchiello, rastrello e le formine.
Il 128 "begiolino" era stracarico. Davanti il babbo e la mamma, dietro io e mia sorella incastrati fra scatole, scatoline, buste e borse varie: a noi non servivano le cinture eravamo incastonati.
La tenuta da viaggio, la mia, era: camiciola (la maglietta con le spalline), bermuda e sandali.
Il viaggio una sofferenza assurda: finestrini completamente aperti e vortice d'aria ghiaccia che ti prendeva a scapaccioni per tutto il viaggio. Io avevo, per fortuna il taglio militare, alla mia sorella, che aveva i capelli lunghi, dopo il viaggio stavano 20 minuti a cercare di sfrenarle i capelli. Il viaggio era una sofferenza ma era talmente tanta la voglia di andare 15 giorni al mare che mi sarei sottoposto alle peggio torture.
Era bello. Sapevi quando partivi ma non avevi idea di quando arrivavi. Non c'erano i cellulari quindi se rimanevi imbottigliato in una coda chilometrica non potevi avvertire nessuno. E nessuno si preoccupava.
Arrivati a destinazione il babbo scaricava la macchina e la mamma prendeva il mitico gettone e telefonava ai nonni per avvertire che eravamo arrivati.
La casa del mare, in affitto, aveva l'odore della casa del mare: un odore completamente diverso dalla mia casa. Era buono. Era bello.
Poi cominciavano le vacanze. La mattina ti facevi quei 2/3 chilometri a piedi per arrivare in spiaggia. Facevi colazione presto, con il tazzone di caffèlatte con i biscotti, perchè dovevano passare tre ore prima di fare il bagno.
Nei 15 giorni di mare facevi tantissime amicizie estive, bambini con i quali condividevi un'esperienza stupenda e che non avresti rivisto mai più in vita tua. In quei 15 giorni trovavi sempre la bambina dei tuoi sogni. La bambina con la quale ti scambiavi innocenti bacini sulle guance all'ombra di una cabina. Poi c'era anche lo stronzo estivo. In genere il ragazzotto più grande (di poco) che cercava in tutti i modi di rovinarti l'estate. Ma tu, a quel tempo, avevi un'arma incredibile: bastava andare all'ombrellone dai suoi genitori e fare la spia. Ai miei tempi volavano ceffoni a due a due finché non diventavano dispari. Oggi ti regalano l'Ipod.
E' vero, sono un nostalgico dei mitici anni 70/80. Forse perché ero ingenuo, forse perché era bello credere che ci fosse qualcuno che ti proteggeva... non era importante che indossasse una tutina rossa e blù e si arrampicasse sui muri, bastava che fosse colui che chiamavi Babbo.
Oggi voglio fare una cosa diversa, non vi segnalerò articoli interessanti ma video che vale la pena vedere....a volte anche divertenti (spero).
E anche per questa settimana è andata! Ci si becca alla prossima! Iterolll!!!!
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